Diagnosi clinica: “sono malato?”

L’importanza di una buona diagnosi non va in alcun modo sottovalutata, poiché trarre conclusioni indebite in sua assenza, o sulla base di una diagnosi errata o superficiale, comporta i seri rischi derivanti dall’eventuale sottostima dell’effettiva situazione, come pure le altrettanto gravi conseguenze di un’eventuale medicalizzazione indebita in nei casi di sopravvalutazione. Occorre sottolineare che, ad esempio, un periodo di umore depresso non è la stessa cosa di una Depressione Maggiore, o che delle tendenze all’ansia in assenza di altri specifici criteri non costituiscono di per sé un Disturbo d’Ansia Generalizzata. Lo stesso si può dire per praticamente ogni altra problematica, perfino quello che potrebbe sembrare il più palese dei deliri non lo è se spiegabile, ad esempio, con specifiche convinzioni culturali o religiose. Come scritto, il principale e indispensabile strumento di una valutazione psicologica è il colloquio clinico. La fase diagnostica può pertanto passare inosservata al paziente che, parlando liberamente e rispondendo ad eventuali domande, non ha sempre contezza di stare fornendo i necessari dati anamnestici e al contempo di stare mostrando le sue specifiche modalità di interazione, capacità cognitive e quant’altro è necessario osservare e valutare ai fini diagnostici. L’importante non è che di tale fase sia consapevole il paziente, bensì che lo psicologo ne abbia chiare l’importanza e abbia piena attenzione agli aspetti che deve valutare, guidandovi il colloquio se non emergono spontaneamente. Il processo richiede due/tre incontri, al termine dei quali la situazione sarà sufficientemente chiara da poter escludere la presenza di psicopatologie nei casi più semplici, o presenterà i criteri per poter affermare la presenza di una condizione patologica, già individuata o richiedente ulteriori approfondimenti (eventuali test e/o altri colloqui) perché ne sia accertata la tipologia tramite una diagnosi differenziale. Talora siano riscontrabili psicopatologie, in funzione della gravità osservata, sarà consigliata una specifica psicoterapia e eventualmente effettuato un invio per una terapia farmacologica. A seconda dei casi potrà essere integrato anche uno specifico percorso di sostegno. In assenza di tali criteri diagnostici l’intervento più indicato è invece la consulenza psicologica personalizzata sulle specificità individuali.

Dott. Benedetto Tangocci